Il mondo della partita Iva sa essere alquanto complesso. Spesso esistono infatti delle agevolazioni che i soggetti interessati lasciano scorrere via, ignorandole e, di fatto, sperperando denaro. Vediamo nel dettaglio com’è possibile scaricare pasti e spesa alimentare, sfruttando dei buoni pasto acquistati per se stessi.
Buoni pasti per partita Iva
Generalmente si crede che i buoni pasto siano una soluzione adottabile unicamente dalle grandi aziende. Si ignora, infatti, che possano rappresentare un investimento ottimo anche per le ditte individuali, le partite Iva e i lavoratori autonomi. È infatti possibile l’acquisto per i propri collaboratori e anche per se stessi.
Da premettere che tutto ciò non riguarda le partite Iva in regime forfettario agevolato, che non possono avvantaggiarsi della maggior parte delle detrazioni previste dal sistema. Parliamo quindi di regime ordinario, che può approfittare di quanto decretato dalla Legge di Bilancio 2020.
Sono stati imposti nuovi limiti per i buoni pasti, che non vanno a concorrere nella formazione del reddito imponibile. Ciò vuol dire che sono esentasse, fino a 4 euro giornalieri per i buoni pasti cartacei e 8 euro giornalieri per quelli elettronici.
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I vantaggi
Esiste una differenza sostanziale tra chi acquista i buoni pasti per sé e per i suoi collaboratori. Nel caso di erogazione ai propri dipendenti, infatti, si potrà dedurre in maniera integrale il costo sostenuto per l’acquisto. Non si potrà però detrarre l’Iva agevolata al 4%, addebitata regolarmente dalla società che emette i buoni.
Differente il discorso per i buoni pasti per se stessi. Questo acquisto prevede infatti una deducibilità inferiore. Il costo per l’acquisto dei buoni deducibile è del 75% del prezzo, a patto però che rientri nel limite massimo del 2% del fatturato annuo.
Occorre spiegare, però, come la deducibilità non sia di certo l’unico vantaggio previsto per chi decida di acquistare buoni pasto in regime di partita Iva. Il principale effetto positivo è l’addio a scontrini e fatture in relazione alla contabilità. Basterà soltanto l’unica fattura mensile dell’acquisto dei buoni pasto. Un vantaggio considerevole in termini di costi di gestione e, in ultima analisi, anche di tempo, essendoci meno documenti da registrare. Sarà anche più facile non incappare in errori gestionale di rendicontazione.
In termini generali, i buoni pasto possono essere regolarmente utilizzati al bar e al ristorante ma, non è affatto da ignorare questo aspetto, anche all’interno dei supermercati. È quindi possibile sfruttarli per fare la spesa, regolarizzando l’uso di questo strumento nella propria organizzazione mensile.
Si può creare una sorta di routine amministrativa, che faciliti i propri conti e aiuti a scaricare il più possibile. Nessuno può evitare di fare la spesa, mentre ristoranti e bar rappresentano un extra sporadico. Si consiglia quindi l’acquisto in tale visione, per portare in deduzione anche l’acquisto di beni di prima necessità, abbattendo la base imponibile.
Un suggerimento che molti commercialisti non offrono, considerando come sia più facile garantire una gestione standard, senza andare a scandagliare nelle maglie del sistema a caccia di informazioni utili. Chi ha la partita Iva, però, sa bene come queste analisi alternative, per così dire, spesso possano rivelarsi salvifiche in termini di spesa mensile amministrativa.