La pigrizia è grande nemica del risparmio e il motivo è presto spiegato. Vorremmo riuscire a mettere da parte dei soldi per i nostri obiettivi o, semplicemente, per un fondo cassa che ci consenta di vivere più sereni.
Al tempo stesso, però, non ci prendiamo del tempo per analizzare precisamente tutte le uscite mensili ricorrenti. Di fondamentale importanza l’attenzione rivolta ai propri conti bancari, così come a quegli scontrini che, mese dopo mese, accumuliamo in borsa o tasca. Parlo del supermercato, del negozio per i prodotti legati agli animali, della libreria e così via.
Spesso non sappiamo quanto spendiamo di norma, in termini generali, ogni mese, per poi sorprenderci nel veder sfumare sotto gli occhi i propri guadagni. Addio pigrizia, ecco il primo passo, e benvenuta programmazione.
Gestione delle uscite
Ciò che di certo dovremmo fare è curare la routine economica con maggiore attenzione. Addio alle spese d’impulso, come prima cosa. Darsi sempre 24 ore di tempo prima di acquistare ciò che non è davvero necessario. Trascorso un intero giorno, probabilmente si vedrà la questione da un altro punto di vista, non percependo più quell’urgenza.
Si deve prestare attenzione anche alle minime spese, come quel caffé acquistato prima di entrare in ufficio, ogni singola mattina, insieme a un cornetto magari. Ciò contribuisce alle proprie uscite mensili più di quanto si creda. Ipotizziamo una spesa di 2.50 euro al giorno, per circa 26 giorni mensili. In un anno saranno 780 euro. Una somma davvero niente male, magari da mettere a frutto per le prossime vacanze. Ed ecco che quei soldi possono uscire dalle nostre tasche, per finire nel salvadanaio. Magari il caffé lo si può preparare a casa e portarlo in un thermos.
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Addio spese superflue
A danneggiare particolarmente le proprie finanze sono le spese automatizzate. Non abbiamo quasi più la possibilità di scegliere se rinnovare un servizio o meno, considerando come gli accordi prevedano quasi sempre un tacito prelievo, mese dopo mese, a meno che non sia l’utente a dire basta.
Parliamo ad esempio dei servizi streaming. Il mercato ne è stracolmo. Occorre però chiedersi se li si sfrutti davvero adeguatamente, in relazione alla cifra investita. Ecco un esempio pratico:
- Prime Video: circa 50 euro annui, ovvero poco più di 4 euro mensili;
- Netflix: 7,99 euro mensili (a meno che non si scelga l’opzione con pubblicità da 5,49 euro);
- Disney+: 11,99 euro mensili (aumento a partire da novembre 2023);
- Spotify: 10,99 euro mensili.
Il totale fa circa 35 euro, che rappresenta un esempio alquanto medio della spesa digitale di tantissimi utenti. Portata su scala annuale, la cifra tocca quota 420 euro. Accettabile, se non fosse che spesso ci riduciamo a sfruttare le piattaforme unicamente per la visione di un dato titolo al mese (differente la fruizione di Spotify, ndr).
Dovremmo ricordarci costantemente di cancellare l’abbonamento, in assenza di una serie o film che intendiamo vedere. Basterà poi un click per riprendere la fatturazione. In questo modo, però, si riuscirà a mettere da parte una cifra non di poco conto.
Alternativa, inoltre, è quella di condividere con altri attraverso differenti piattaforme a tema. Un modo per spendere tutti meno, in un sistema che pare ritenerci “galline da spennare”.
Infine, tornando a parlare di pigrizia, sarebbe il caso di controllare il costo dei servizi che paghiamo senza porci troppe domande. Nello specifico si parla di telefonia mobile, luce e gas. Sarebbe il caso di effettuare regolari ricerche sul mercato, alla ricerca della miglior proposta, in base alle esigenze di consumo.